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Callas Maria
soprano [ 1923 - 1977 ]

Soprano americano di origine greca, ha ottenuto la cittadinanza italiana in seguito al matrimonio (1949). St. ad Atene con E. de Hidalgo. Deb. in questa città nel 1938 (Santuzza, in un'esecuzione privata). Nella compagnia di Atene 1941-45 ('Tosca', 'Tiefland' di d'Albert, 'Fidelio'. Dopo la guerra torna in USA, dove st. ancora con L. Castellotti. Verona, 1947, 'Gioconda' (Ponchielli), dir. Serafin; interpreta anche Turandot, Isotta. Venezia, genn. 1949, Brünnhilde ('Valchiria') e, sostituendo all'ultimo momento la cantante titolare (Margherita Carosio), Elvira ne 'I Puritani' (Bellini), riportando il suo primo trionfo. Nel 1949 è in America del Sud ('Turandot', 'Norma', 'Traviata', 'Tosca', 'Rigoletto', 'Puritani', 'Lucia'). Roma, 1950 'Parsifal' ei il 'Turco in Italia' (Rossini). A Firenze, accanto ad opere del grande repertorio trionfa al Mag. mus. fior. con storiche riproposte: 'Vespri Siciliani', I esec. dell'Orfeo' di Haydn, 'Medea' di Cherubini, 'Armida' di Rossini: anni 1950, '51, '52. Milano Sc. 1950 ('Aida'), poi 1951-58 e 1960-62, assicurandosi l'inaugurazione di ogni stagione. Londra, C.G. 1952 ('Norma'); Chicago 1954-56; N.Y., Met.1956-58, poi 1965. Dallas 1957-59. Parigi O. 1958 (in particolare 'Norma'), poi 1964-65. Spettacolo di addio, Londra 1965, 'Tosca'. Memorabili le sue interpretazioni della 'Vestale' (Spontini), 'Sonnambula' (Bellini), 'Ifigenia in Tauride' (Gluck), 'Traviata', 'Anna Bolena' (Donizetti), alla Sc., tutte e cinque per la regia di Luchino Visconti. Nel T. milanese è inoltre Fedora., Imogene ('Il Pirata' di Bellini) e Paoline ('Poliuto' di Donizetti). Per il cinema ha incarnato il personaggio di Medea sotto la regia di Pier Paolo Pasolini (1969). Ha tenuto corsi di interpretazione (N.Y. Juilliard School 1971-72) ed ha anche firmato la regia die 'Vespri Siciliani' di Verdi a Torino (1973) con Di Stefano, con il quale aveva effettuato la 'tournée' di addio in Europa, America ed Asia (20.10.1973 - 11.11.1974). Per certi altri ruoli (Lady Macbeth, Leonora del 'Trovatore', Cio-cio-san e le stesse Turandot e Santuzza) sono valse più le incisioni discografiche a imporre la sua classe di interprete che non le scarse occasioni teatrali. Ma nessun elenco di titoli può bastare a chiarire il ruolo determinante che la Maria Meneghini Callas (Kalos) - certo la cantante più acclamata della seconda metà del XX sec. - ha rappresentato nella storia dell'interpretazione vocale. E questo, nel corso di una carriera durata - nella sua fase ottimale - non più di 10 anni. Inizialmente si era imposta come tramite con la tradizione interpretativa di cantanti quali Lilli Lehmann, la Mazzoleni, la Nemeth: soprano - cioè - dalla vocalità potente ed esteda, adatta per Wagner come per Gioconda e Turandot. Ma il suo repentino e trionfale passaggio nell'ambito - al tempo ritenuto agli antipodi - della 'coloratura', ha avuto del sensazionale; è stato il recupero di una vocalità antica (si sono fatti i nomi della Pasta e della Malibran) per un repert. noto e ignoto, che d'ora in poi, viene riscoperto ovvero illuminato di nuova luce. È l'opera da Gluck al primo Verdi che vede la C. perfettamente a fuoco. Ma anche le sue incursioni nell'op. 'verista' sono state ricche di fascino e in qualche modo esse pure 'rivelatrici'. Ma, al di là di un'estensione vocale eccezionale e di una tecnica impareggiabile (per quanto non immune da difetti: o meglio impegnata a coprire o a utilizzare le diseguaglianze del timbo), il suo vero talento e la sua fama si basano su una musicalità sorprendente, sul rispetto assoluto del testo - qualità allora rarissime - sull'intensa espressività drammatica e, soprattutto, sull'attenzione e sulla resa delle sfumature più impercettibili del testo: vale a dire sul fraseggio. La stampa internazionale, sottolineando di volta in volta gli 'scandali' che, da un certo momento in poi (che d'altra parte coincide con l'inizio del declino) hanno costellato la sua carriera e la sua vita privata, ha ricreato per lei il mito della diva, fenomeno che dall'opera lirica era passato al cinematografo. La C., per quanto contemporanea ad altri 'mostri sacri', come la Tebaldi, l'Oliviero, la Gencer, ha contribuito a dare un volto nuovo al teatro lirico, avvicinando potentemente il pubblico all'arte lirica e quindi alla comprensione delle interpreti che sono venute dopo di lei, come la Shuterland, la Caballé, la Horne, la Sills, ecc.: le grandi star, appunto, del 'dopo-Callas.'

 

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